A livello globale, la malnutrizione è un grave problema di salute pubblica; è un disturbo clinico che comprende una serie di carenze antropometriche: dalla denutrizione (Malnutrizione Proteico Energetica, risultante da un’assunzione inadeguata di energia e/o proteine, o dall’incapacità di assorbire energia e/o digerire proteine in quantità adeguate) ad altri disturbi della nutrizione tra cui un elevato indice di massa corporea come sovrappeso e obesità. (1,2)
La PEM (Malnutrizione Energetico Proteica) è tipicamente definita dalla presenza sia di un basso indice di massa corporea che di bassi livelli di albumina sierica. È associata a una varietà di anomalie metaboliche, tra cui steatosi, aumento della lipolisi e ossidazione degli acidi grassi, diminuzione degli amminoacidi circolanti, diminuzione del numero e della funzione dei perossisomi, e funzione mitocondriale compromessa.
La malnutrizione può portare a disfunzioni immunitarie e aumento della mortalità per infezioni.
La prevalenza della malnutrizione calorico-proteica aumenta in funzione dell’età in entrambi i sessi e ha un impatto negativo sulla salute, sul funzionamento cognitivo, fisico, e sulla qualità della vita, con scarsi esiti della malattia e degenze ospedaliere più frequenti e più lunghe. (2,3,4)
La Società Europea per la Nutrizione Clinica e il Metabolismo raccomanda un approccio in due fasi alla diagnosi della malnutrizione; in primo luogo, lo screening per il rischio di malnutrizione e, in secondo luogo, la valutazione per la diagnosi e la classificazione della gravità della malnutrizione.
I criteri di malnutrizione da prendere in considerazione sono cinque, classificati come criteri fenotipici (perdita di peso non volontaria, basso indice di massa corporea e massa muscolare ridotta) e criteri eziologici (ridotta assunzione o assimilazione di cibo, e infiammazione o carico di malattia). Per diagnosticare la malnutrizione, dovrebbero essere presenti almeno un criterio fenotipico e un criterio eziologico.
Vengono proposte metriche fenotipiche per classificare la gravità nella malnutrizione di stadio 1 (moderata) e di stadio 2 (grave). (2,5)
La malnutrizione è più diffusa negli anziani rispetto alle controparti più giovani. Sono molti i fattori sociali, ambientali e sanitari che possono contribuire allo sviluppo della malnutrizione in questo gruppo di popolazione. (6,7)
Gli anziani sono a rischio di malnutrizione proteico-energetica (PEM), con conseguente alterazione della composizione corporea (diminuzione della massa magra) e della massa cellulare del corpo.
Questa categoria comprende circa il 5% degli anziani residenti in comunità, il 50% di quelli in riabilitazione, il 10% in casa di cura residenziali, e il 35% in ospedale.
Esistono prove evidenti che l’identificazione precoce del rischio di malnutrizione, seguita da un intervento tempestivo e appropriato, è associata ad una migliore assistenza nutrizionale e a una minore incidenza di malnutrizione.
Eseguire una valutazione dello stato nutrizionale consente di identificare i pazienti già malnutriti o a rischio malnutrizione calorico – proteica o con deplezione di specifici nutrienti che richiedono un intervento terapeutico specifico.
Per monitorare l’adeguatezza dell’eventuale supporto nutrizionale, è importante che lo screening sia condotto regolarmente in modo che il pericolo di malnutrizione possa essere identificato tempestivamente correggendolo con interventi appropriati. La frequenza è personalizzata sulla base delle problematiche individuali e dell’eventuale insorgenza di situazioni nuove che possono comportare dei rischi di denutrizione.
Per le persone anziane, la cadenza dello screening sulla malnutrizione dipende dal contesto in cui risiedono. In ambito ospedaliero, si raccomanda che avvenga su base settimanale. (2,5)
Le malattie acute o croniche e l’interferenza del loro trattamento potrebbero anche portare ad un peggioramento della malnutrizione, principalmente denutrizione, a causa dell’alterazione del metabolismo. La malnutrizione (denutrizione), per esempio, in coloro con diabete porta a una ridotta funzione muscolare e ad una minore guarigione delle ferite, diminuzione della massa ossea, disfunzione immunitaria e declino funzionale generale.
La malnutrizione potrebbe alterare la risposta dell’ormone pancreatico, delle adipocitochine e delle citochine nei soggetti con diabete di tipo 2 e quindi predisporre questi individui a un aumentato rischio di forme più gravi di diabete.
Mentre l’obesità e lo stato di sovrappeso sono noti fattori di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, vi sono prove emergenti che il diabete di tipo 2 si verifica anche in individui normali o sottopeso, specialmente in individui con Basso Indice di Massa Corporea. (1)
Si ritiene che l’eziologia, la fisiopatologia e il controllo metabolico del diabete, indipendentemente dal fatto che sia di tipo 1 o di tipo 2, condividano tratti comuni con fragilità e deterioramento cognitivo.
Iperglicemia, ipoglicemia, obesità, fattori vascolari, inattività fisica e malnutrizione sono importanti fattori di rischio per il peggioramento cognitivo e la fragilità negli anziani con diabete.
Il diabete mellito è strettamente legato al declino cognitivo e alla demenza. In una meta-analisi di 144 studi prospettici, il diabete ha conferito un rischio di circa 1,5-2,0 volte maggiore. Questa alterazione cognitiva nei pazienti con diabete mellito tende a influenzare non solo la memoria verbale e visiva, ma anche l’attenzione, la capacità di elaborazione delle informazioni e la funzione esecutiva. (8)
Inoltre, il diabete porta ad un aumento del rischio di disabilità di circa il 50-80%; questo è dovuto alle alte concentrazioni di glucosio che possono portare ad un’infiammazione cronica sistemica, che fa parte di un processo multifattoriale, che porta a una rapida perdita di forza e ad una diminuzione della qualità dei muscoli scheletrici. Questa situazione può peggiorare con uno scarso controllo glicemico. (9)
L’aumento della prevalenza del diabete negli anziani ha portato a una maggiore comprensione della cura del diabete in età geriatrica e dei fondamenti della gestione. Oltre a ciò, particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla malnutrizione negli anziani con diabete; anche se non ben definito, diversi piccoli studi hanno stimato che la prevalenza di malnutrizione o rischio di malnutrizione in pazienti anziani con diabete è maggiore del 50%. (8,10)
L’impatto dei nutrienti sugli esiti di salute varia con l’età; pertanto, può essere necessario spostare le strategie di terapia dietetica dal trattamento dell’obesità/sindrome metabolica alla prevenzione della fragilità nei pazienti con diabete che hanno più di 75 anni, e che presentano sarcopenia e malnutrizione.
Per la prevenzione della fragilità, dovrebbero essere raccomandati modelli dietetici sani costituiti da un apporto energetico ottimale, un apporto sufficiente di proteine, verdure e pesce, vitamine tra cui vitamina D, e acidi grassi essenziali omega-3.
Il trattamento del diabete dopo la mezza età dovrebbe includere la consapevolezza di un adeguato controllo glicemico e metabolico volto ad aumentare l’aspettativa di vita con una corretta alimentazione, esercizio fisico e connettività sociale.
Quindi gli obiettivi della moderna terapia dietetica dovrebbero includere sia la corretta gestione del controllo glicemico, ma anche la prevenzione della malnutrizione, fornendo cure mediche ottimali a ciascun paziente. (8)
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